Rivista online per la scuola per promuovere l’innovazione nella didattica- ISSN: 2239-6187
 

La metodologia EAS e il progetto “Smart Future”

Concetta Carrano, Scuola primaria “San Marco”, Istituto Omnicomprensivo “G. N. D’Agnillo” Agnone (IS)

immacarrano@virgilio.it

 

Quest’articolo racconta gli sviluppi del Progetto Samsung Smart Future e la sperimentazione della metodologia EAS nel corso di due anni scolastici. I protagonisti sono gli alunni delle classi quarta e quinta della scuola primaria, con un team di 7 docenti. Vengono descritti contesto, finalità ed obiettivi del Progetto, soffermandosi sull’importanza dell’innovazione metodologica e della formazione docente, sul ritmo ternario di ciascuna unità con EAS, portando ad esempio la realizzazione di un’unità riguardante la scoperta dell’America. Laboratorialità ed inclusione hanno caratterizzato le attività didattiche, incentrate sullo sviluppo delle competenze e sull’uso sempre più consapevole dei media da parte degli alunni.

 

Luogo: plesso Scuola primaria “San Marco”, Agnone (IS)

Utenti: 41 alunni delle classi quarta e quinta

Durata: 2 anni scolastici (2015-2016, 2016-2017). Sono state previste circa 4 ore per la realizzazionedi ciascuna unità con EAS.

Materiali e tecnologie impiegate: E board, LIM, tablet, software Samsung, Google Apps, webapplicazioni, mapping tools, Kahoot.

 

1.     Contesto, finalità ed obiettivi del Progetto

L’esperienza che intendo condividere riguarda la partecipazione al Progetto “Samsung Smart Future” e poi la sperimentazione della metodologia con EAS (acronimo di Episodi di Apprendimento Situato), elaborata dal Prof. Pier Cesare Rivoltella, docente dell’Università Cattolica di Milano.

L’istituto Omnicomprensivo “G.N.D’Agnillo” di Agnone (IS) ha partecipato al Bando 2015 del Progetto, risultando vincitore per il Molise di una significativa dotazione digitale, comprendente una superficie didattica interattiva (E board), un computer laptop per i docenti, un server e un tablet, dotato di software specifico, per ciascun alunno. I beneficiari sono stati, per l’anno scolastico 2015-2016, gli alunni della classe quinta del plesso di Scuola primaria “San Marco”: 18 bambini, tra cui un alunno con DSA e uno con BES.

Tra gli intenti del Progetto “Smart Future” vi è infatti quello di promuovere la diffusione dell’innovazione tecnologica nella didattica, dando particolare attenzione alla disabilità e al disagio, proponendo l’utilizzo delle Nuove Tecnologie a favore di alunni in situazioni di svantaggio, al fine di assicurare pari possibilità di fruizione. La dimensione inclusiva del Progetto è stata ulteriormente enfatizzata nell’anno scolastico 2016-2017, quando i referenti Samsung ci hanno consentito di sperimentare la dotazione digitale “in verticale”, coinvolgendo non una, ma due classi, una quarta ed una quinta, per un totale di 25 alunni, tra cui una bimba con DSA, particolarmente attratta dalle tecnologie. Complessivamente, sono state coinvolte nell’iter progettuale 7 docenti, di cui 3 insegnanti di sostegno.

2.       Innovazione metodologica e formazione

Nella fase iniziale del Progetto sono state previste azioni di formazione del personale docente ed attività di monitoraggio a cura dell’Osservatorio sui Media e i Contenuti Digitali nella Scuola costituito presso il CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica di Milano.

Le attività di formazione hanno introdotto noi docenti alla metodologia con EAS, elaborata dal Prof. Pier Cesare Rivoltella, docente dell’Ateneo milanese. Nel corso dell’anno scolastico, in quanto Animatore digitale, ho proposto alle colleghe un percorso di autoformazione, illustrando loro le modalità di funzionamento della strumentazione, ipotizzando possibili usi dei devices nei percorsi didattici curriculari. Tale iter ha consentito di approfondire anche le varie dimensioni delle unità EAS, soffermandosi sulle implicazioni della Media Education.

L’introduzione della strumentazione digitale ha notevolmente cambiato l’ambiente di apprendimento, grazie alle svariate potenzialità rappresentate dalle nuove tecnologie. All’implementazione della dotazione digitale si è affiancata anche la sperimentazione metodologica, che è intervenuta a modificare la logica della didattica tradizionale, introducendo gradualmente significativi ripensamenti per quanto riguarda il processo di insegnamento/ apprendimento. L’approccio al Mobile Learning, il rovesciamento delle fasi della lezione, la riconfigurazione del setting d’aula, l’accento posto sull’inclusione, sono solo alcune delle rinnovate consapevolezze scaturite dall’esperienza progettuale, riconducibili alla necessità di un nuovo approccio formativo presso gli alunni e a quell’innovazione metolodogico-didattica, tanto auspicata dal PNSD.

3.     L’unità con EAS e il suo ritmo ternario

L’EAS è una porzione di azione didattica, un’unità minima di cui consta l’agire del docente.

Ciascun EAS è composta da tre fasi: preparatoria, operatoria e ristrutturativa.

Fig. 1. Da “Fare didattica con gli EAS” di Rivoltella (2013).

Come si può notare, la lezione con EAS fa propria la logica della Flipped Lesson, portando ad un ribaltamento del modello didattico tradizionale, in quanto lo studente non ripete passivamente a casa quanto ascoltato dal docente, ma deve confrontarsi in prima persona e a casa con gli stimoli informativi forniti dal docente, rielaborandoli e realizzando poi in aula artefatti digitali.

Per quanto riguarda la mia esperienza didattica con gli EAS, ritengo che la dotazione tecnologica e le risorse digitali possono rivestire un ruolo rilevante nello svolgersi delle varie fasi.

Per la fase preparatoria, noi docenti di classe abbiamo predisposto il materiale per delineare il framework concettuale, proponendo risorse digitali reperite in Rete e/o da noi prodotte. Mediante la Eboard, è stato esposto il framework (che conteneva una consegna per gli allievi) e sono stati utilizzati il Repository di classe (Google Drive) e il blog “I colori di San Marco” per la condivisione dei materiali.

Nella fase operatoria gli alunni, suddivisi in aula a piccoli gruppi, si sono serviti dei tablet per realizzare un artefatto (con applicazioni come Padlet e Thinglink) che consentisse loro di materializzare la soluzione al problema contenuta nella consegna proposta da noi docenti.

Altrettanto rilevante è stata la presenza del digitale nella terza fase, quella ristrutturativa, nella quale sono stati condivisi i risultati dei vari gruppi di lavoro, si è riflettuto su quanto elaborato,  realizzando poi un prodotto digitale che rappresentasse la sintesi finale dell’EAS, costituito da una mappa o altro artefatto, per i quali sono stati usati web app collaborative come Mindomo e Coggle. Gli artefatti finali sono stati poi pubblicati sul blog di scuola “I colori di San Marco”. Ciascun docente ha poi concluso l’EAS con il debriefing, richiamando i concetti-chiave, fornendo indicazioni per ulteriori approfondimenti, promuovendo in tal modo la metacognizione.

Per delineare il percorso di ciascuna unità con EAS è stato però necessario redigere precedentemente una sceneggiatura dettagliata, il Lesson Plan, progettazione delle attività didattiche, stilato dalle docenti coinvolte, che ha previsto la possibilità di modifiche e adattamenti in itinere. Ad esemplificazione dei lavori svolti dagli alunni con la nuova metodologia propongo il Lesson Plan dell’unità EAS sulla scoperta dell’America.

Fig. 2. Esempio di Lesson Plan.

All’interno del Lesson plan sono indicati il titolo, il target utenti, le competenze che s’intende sviluppare in riferimento alle Indicazioni nazionali (2012), alle competenze chiave europee e ai Traguardi definiti dalle Indicazioni Nazionali. Vengono inoltre delineate le attività di ciascuna fase dell’EAS, con link che riconducono ai materiali selezionati per gli alunni, ed indicazione dei mediatori didattici scelti. Come si può notare, la progettazione dell’EAS privilegia le attività, mentre i contenuti vengono selezionati in base alle attività che si vuol realizzare. Questa prerogativa riconduce le dinamiche delle unità EAS alla didattica per competenze, mirando a coniugare sapere formale a sapere informale, rendendo il discente protagonista di un apprendimento contestualizzato.

4.     Didattica laboratoriale ed inclusione

La metolodogia EAS privilegia la dimensione laboratoriale delle attività basate sul fare. Gli alunni sono stati protagonisti attivi, anche grazie al rinnovato setting d’aula predisposto per la fase operatoria, che ha visto la creazione di isole di lavoro per piccoli gruppi (2-3 alunni), in relazione agli obiettivi prescelti e alla tipologia di competenze che si voleva analizzare. In tal modo le dinamiche inclusive sono state fortemente potenziate, consentendo anche all’alunna con disabilità di apportare il proprio contributo al lavoro di gruppo, facendola sentire molto partecipe e creativa.

L’aula, quindi, si è trasformata in un dinamico laboratorio, spazio didattico in cui gli alunni hanno lavorato in modalità one-to-one computing con copertura wireless, sperimentando applicazioni, acquisendo un uso sempre più consapevole dei media e condividendo all’esterno i loro lavori tramite il blog scolastico.

Fig. 3. Lavori in piccolo gruppo durante la fase operatoria.

5.    Valutazione

All’interno delle unità con EAS la valutazione ha scandito tutte le fasi in quanto, come affermato da Rivoltella, “l’EAS è contemporaneamente spazio di sviluppo e di verifica delle competenze”.

Gli EAS sono quindi da considerarsi come Embedded Tasks, che contengono una valutazione diffusa, legata alle varie prove che l’alunno affronta durante il percorso di apprendimento, dando modo ai docenti di superare la valutazione scaturita dai soli saperi disciplinari, rivolgendosi invece alla valutazione delle competenze, all’interno delle quali quei saperi s’intersecano con conoscenze ed abilità.

Per ciascuna unità è stata progettata una rubrica di valutazione, individuando le dimensioni di ciascuna competenza prescelta, i criteri e gli indicatori. Oltre a questa, abbiamo redatta una rubrica valutativa per livelli, in cui abbiamo esplicitato i vari livelli di prestazione, descrivendoli in modo dettagliato. Riferendomi alla citata unità con EAS sulla scoperta dell’America, condivido le relative rubriche.

 

Fig. 5. Rubrica di valutazione.

Fig. 5. Rubrica per livelli.

 

Nella terza fase, quella ristrutturativa, sono state proposte agli alunni anche l’autovalutazione e la valutazione tra pari, sollecitando pensiero critico e compartecipazione sociale.

Per alcuni EAS abbiamo poi utilizzato la piattaforma on line Kahoot! per creare questionari e test da proporre come simpatiche verifiche sotto forma di gare, con l’ausilio dei tablet, in modalità singola o in gruppo, per monitorare i progressi degli alunni.

6.     Conclusioni

Il Progetto “Smart Future” e la metodologia con EAS hanno consentito un’interessante esperienza di Mobile Learning, dove i dispositivi mobili hanno svolto un significativo ruolo nel supportare le attività di microlearning, determinando un apprendimento contestualizzato. Nell’ottica della Media Education, gli alunni hanno potuto sperimentare strumenti e tecniche volti a potenziare la competenza mediale. L’innovazione metodologica attuata ha spostato quindi l’attenzione dagli strumenti digitali alla didattica, ovvero alla rinnovata possibilità di utilizzare gli strumenti nelle migliori condizioni possibili, consentendo alle attività didattiche di sfruttare al meglio le potenzialità delle dotazioni tecnologiche.

Altrettanto stimolante è risultato per noi docenti il rovesciamento delle fasi della lezione tradizionale, l’approccio con le dinamiche della flipped lesson, che affonda le radici nella “lezione a posteriori” di Freinet, la rinnovata consapevolezza di una riconsiderazione degli elementi costitutivi della professionalità docente.

L’innovazione digitale, oltre a sostenere e facilitare il processo di apprendimento/ insegnamento, ha incentivato la creazione di spazi ed ambienti, anche virtuali, di apprendimento, dove raccogliere gli artefatti digitali, diventati in tal modo patrimonio comune, trovando forme di particolare visibilità, spazi dove poter comunicare e scambiare risorse, anche a distanza.

Soprattutto, l’entusiasmo e la forte motivazione degli alunni hanno costellato le attività, particolarmente inclusive, sottolineando l’importanza dell’innovazione digitale a supporto della didattica accanto all’efficace approccio creativo e critico alla produzione dei contenuti da parte degli alunni, considerazioni che ci hanno poi portato a trasformare la sperimentazione della nuova metodologia in piena adozione.

Bibliografia

M. Comoglio, M.A. Cardoso (1996), Insegnare e apprendere in gruppo, Roma, LAS.

Johnson D., Johnson R., Holubec E. (1996), Apprendimento cooperativo in classe, Trento, Erickson.

P.C.Rivoltella (2013), Fare didattica con gli EAS, Brescia, La Scuola.

P.C.Rivoltella (2015), Didattica inclusiva con gli EAS, Brescia, La Scuola.

P.C. Rivoltella (2016), Che cos’è un EAS. L’idea, il metodo, la didattica, Brescia, La Scuola.

P.C. Rivoltella (a cura di) (2015), Smart Future, Didattica, Media digitali e inclusione, Milano, Franco Angeli.

G.Wiggins, J. McTighe (2004). Fare progettazione: la “pratica” di un percorso didattico per la comprensione significativa. Roma, LAS.